lunedì 18 luglio 2005

Privacy gli avvocati sono già in regola!!!

L'avvocato è già « garante » di privacy
La maggior parte fa l'avvocato, buona parte proviene dalla Margherita. C'è, però, anche chi milita nelle fila di Forza Italia.
Hanno sottoscritto una proposta di legge, prossima a essere esaminata dalla commissione Giustizia della Camera, che brilla per sintesi e chiarezza. L'articolo unico chiede, senza fare troppi giri di parole, che il Codice della privacy non si applichi agli avvocati iscritti all'Albo. Tutto qui.
E non perché — come si legge nella relazione introduttiva alla Pdl — la riservatezza dei dati non sia importante. Anzi, « la normativa in linea generale appare confacente ad affrontare i problema nella sua complessità » , ma per i professionisti della legge è ridondante. Perché gli avvocati, « per tradizione storica e per cultura di categoria, hanno sempre fatto del dovere di riservatezza un pilastro della propria attività come tale codificato anche in varie disposizioni del codice deontologico » .
D'altra parte, la normativa sulla privacy — il Dlgs 196 del 2003, entrato in vigore il primo gennaio dello scorso anno — prevede per gli avvocati « obblighi solo formali che non sarebbero mai in grado — si legge ancora nella relazione — di supplire a una eventuale mancanza di correttezza sostanziale » . Dunque, una disposizione « inutile » . Senza contare che metterla in pratica «comporterebbe per gli studi professionali costi considerevoli che inevitabilmente si ripercuoterebbero sulla clientela » .
Non è il primo tentativo che gli avvocati percorrono per sottrarsi agli obblighi del Codice sulla privacy. A metà dello scorso anno venne presentato un emendamento a un disegno di legge. L'obiettivo era il medesimo, ma non fu centrato. Allora a spingere perché i legali fossero esonerati dal Codice della riservatezza era l'Oua ( l'Organismo unitario dell'avvocatura).
Il Garante, da parte sua, ha più volte precisato gli obblighi per gli avvocati. A metà giugno del 2004 ha inviato al Consiglio nazionale forense un parere per spiegare la portata di alcune disposizioni del Codice. Prima ancora, l'allora presidente dell'Authority, Stefano Rodotà, disse che per gli studi legali non esisteva alcun allarme privacy. Evidentemente, i deputati avvocati non gli hanno creduto.

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